martedì 9 marzo 2010

Una Porta da aprire


Ci sono autori che sanno parlare di cose pesanti con un tocco leggero. Walter Chendi è uno di questi, e lo dimostra con il suo "La porta di Sion" (Edizioni BD, Cartonato, 112 pp. B/N + Colore, 12 euro), una storia ambientata a Trieste nel 1938 in pieno periodo di leggi razziali. Come altre volte Chendi narra la sua terra (è nato proprio a Trieste nel 1950) ma in questo caso la sua città è quasi un pretesto, un palcoscenico naturale e spontaneo dove ambientare i fatti.
Nel volume viene raccontata la storia di un giovane ebreo italiano, Jacob Ferrara, che si trova a dover affrontare suo malgrado un duplice viaggio: quello più visibile, il tragitto che lo porterà lontano dal suo Paese che lo allontana perché ebreo, e quello più forte, il trasformarsi da adolescente in uomo. Una storia di formazione che racconta le leggi razziali del ventennio attraverso i loro effetti, ambientata come si diceva in quella Trieste che, già sede di una delle maggiori comunità ebraiche italiane si ritrova ad essere la porta di confine attraverso la quale gli ebrei (italiani ma non solo) si allontanavano da una Patria che non li riconosceva più come suoi cittadini e si imbarcavano per lo stato di Israele, attraversando appunto quella Porta di Sion richiamata nel titolo.
La storia ci accompagna attraverso poche giornate del 1938 che si riveleranno cruciali per il giovane Jacob. Giovane Balilla, come tanti suoi amici, ma ebreo, il ragazzo si ritrova inquadrato sotto il palco dove Mussolini tiene, proprio a Trieste, il discorso che esalta le leggi razziali. In quel momento Jacob si accorge di essere diverso, nonostante la divisa, e le sue giornate trascorreranno attraverso episodi che lo convinceranno sempre più di questo. Nello stesso tempo il giovane si ritrova a vivere le sue prime pulsioni amorose, ed a conoscere quella che si rivelerà poi essere la seconda porta attraverso la quale transiterà la sua crescita.Il viaggio che Jacob si troverà ad affrontare al termine del volume lo condurrà quindi verso un destino che noi lettori comunque conosciamo già fin dall'inizio.
Nonostante il soggetto non sia propriamente facile, Chendi lo affronta con levita' e tranquillità, riuscendo a trasmettere appieno il senso drammatico di quei giorni andati (ma sono andati davvero?) e allo stesso tempo l'allegria e la gioia della crescita sentimentale di un adolescente, nonostante i tempi in cui si trova a vivere.
L'autore disegna le sue tavole ispirandosi nel tratto a quella linea chiara, morbida ed essenziale pur piena di particolari, che ricorda molto Giardino e che daltronde lo stesso Chendi ci dice essere un suo maestro. Un tratto che gli è utile per sottolineare la dolcezza con la quale racconta le sue storie, colorato solo nelle prime tavole e decorato con un buon bianco e nero nel proseguio della storia, come a voler richiamare quell'effetto temporale di immersione nel passato caro al mondo del cinema.
In sostanza ho trovato questo "La Porta di Sion" un ottimo volume. Non è di certo un capolavoro, ma è una bella storia che si fa leggere e fa riflettere. Voglio anche sottolineare il rapporto qualità/prezzo: bella carta, ottima legatura, copertina cartonata di notevole spessore e fattura, il tutto ad un costo con il quale quasi non si comprano altri fumetti meno belli e soprattutto meno curati. Un plauso anche alle Edizioni BD, quindi. Soldi ben spesi, e di questi tempi non è poco.

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