martedì 30 marzo 2010

Il fumetto per la ricostruzione dell'Aquila


Voglio segnalare questa bella inziativa segnalata sulla home page di Spoleto Fumetto. I curatori della manifestazione hanno organizzato una mostra mercato di tavole originali di artisti il cui introito sarà utilizzato per il restauro della Fontana di Piazza San Marciano, nel centro storico dell'Aquila.
Riporto l'iniziativa con doppia soddisfazione, quella di abruzzese e quella di appassionato di comics.
Di seguito il testo che spiega tutto, così come riportato sulla home page a firma di Vincenzo Cerami, scrittore e in questo caso anche (e soprattutto) Assessore alla Cultura del Comune di Spoleto.

I GRANDI ARTISTI DEL FUMETTO A SPOLETO PER L'ABRUZZO
a cura di Janine Cukierman

Il terremoto del 6 aprile del 2009 ha devastato città e luoghi d’Abruzzo ricchi di bellezze di immenso valore storico e artistico. È in nome dei nostri antichi maestri, umili costruttori del bello, che Spoleto si è rivolta agli autori del fumetto, del disegno e dell’illustrazione, affinché potessero esprimere affetto e solidarietà alle comunità abruzzesi così duramente colpite, e ribadire l’alto e insostituibile valore dell’arte nella nostra epoca.

In quanto scrittore, già prima che assessore ai Beni culturali della stupenda città di Spoleto, famosa per la sua vocazione alla bellezza, ho chiesto agli artisti mondiali del fumetto di offrire uno o più esemplari originali della loro opera, per contribuire al restauro di un monumento storico lesionato dalla calamità.

Con i lavori degli artisti, giunti dall’Italia e dall’estero, Spoleto ha organizzato una importante mostra-mercato e redatto un catalogo delle opere esposte. Il ricavato delle vendite sarà consacrato al recupero della trecentesca fontana di Piazza San Marciano, nel centro storico dell’Aquila.

Vincenzo Cerami Scrittore e Assessore alla Cultura di Spoleto

Gil Jourdan su Collezioneggio.com


E' stato pubblicato oggi dagli amici di Collezioneggio un mio articolo su Gil Jourdan, il personaggio nato dalla fervida immaginazione di Maurice Tillieux e del quale la Planeta sta ripubblicando l'integrale in quattro volumi.
Ringrazio Collezioneggio per l'ospitalità, ed a chi fosse interessato a dare un'occhiata al mio articolo basterà seguire questo link :)

martedì 23 marzo 2010

E il papà di Fulvia se ne è andato


E' morto Emanuele Pirella, pubblicitario, giornalista ed autore di satira. Pirella è stato uno dei maggiori pubblicitari degli anni passati, creatore di innumerevoli tormentoni entrati a far parte del lessico quotidiano degli italiani (come esempio bastino "la banana 10 e lode", o il "Nuovo? no, lavato con Perlana") e fondatore di una delle maggiori agenzie pubblicitarie nel nostro paese.
Ma in questa sede voglio ricordare Pirella come autore di satira, insieme a Tullio Pericoli, con lavori pubblicati su Repubblica, l'Espresso, Linus ed il Corriere della Sera. In particolare la coppia ha dato vita ad un personaggio che si è ritagliato il suo spazio nella satira italiana, quella Fulvia che dalle pagine della Repubblica con la strip "Tutti da Fulvia sabato sera" ha per anni preso in giro gli italici salotti buoni con una satira garbata ma pungente e puntuale, che non aveva mai bisogno di ricorrere ad un linguaggio greve o a facili cadute di stile per ridicolizzare fatti e costumi di una società che voleva quasi sempre apparire, ma spesso si dimenticava di essere, prima di tutto.
Insieme a Pericoli, che la disegnava, Pirella ha contribuito a far sorridere (e pensare) i lettori di Repubblica con le sue tavole, che furono raccolte anche in un volume da Garzanti nel 1987, intitolato "Tutti da Fulvia". Nella controcopertina Oreste del Buono così commentava: "Ogni epoca ha la propria Madame Verdurin e Tullio Pericoli (disegni) ed Emanuele Pirella (testi) ci hanno gratificato della nostra Madame nella persona di Fulvia che inesorabilmente ogni sabato sera raduna tutti quelli che, quanto ad intellettualità, contano qualcosa e credono di contare di più, quelli che non contano nulla, ma si comportano come se contassero, quelli che forse hanno contato, ma non contano da un pezzo e cominciano addirittura a sospettare di non aver contato mai."
Sono passati più di venti anni, ma a quanto pare le cose sono cambiate poco. Ed Emanuele Pirella lo sapeva già allora.

giovedì 11 marzo 2010

Topo vecchio fa buon brodo


E' apparsa in questi giorni sulla Gazzetta dello Sport la pubblicità dell'ennesima collana di fumetti allegata al quotidiano. Questa volta tocca a Topolino, del quale vengono ripescate le storiche tavole di Floyd Gottfredson, ricolorate e ritradotte per l'occasione.
Verranno riproposte settimanalmente 45 anni di storie create da uno dei massimi padri del Topo oramai perse nel tempo perché fino ad oggi pubblicate solo in parte su varie ristampe anastatiche curate da appassionati ma mai riedite in modo organico e completo. L'iniziativa della Rosa (congiuntamente al Corriere della Sera di quel De Bortoli che lavorò nella redazione del Corriere dei Ragazzi, sarà un caso?) percorre i sentieri della memoria, allegando ad ogni uscita anche una copia anastatica dei primissimi numeri del Topolino Libretto e mirando a quanto pare ad un target di appassionati del fumetto che vogliono colmare una lacuna editoriale imperdonabile, o che semplicemente vogliono riassaporare i sapori della loro infanzia riprendendo tra le mani quegli albi un po' demodé ed un po' ingenui.
Una scelta che segue quella di altre due collane da edicola: una è stata quel "I Maestri del Fumetto", oramai terminata, che dopo un avvio un po' banale ha ripubblicato veri e propri capolavori da tempo latitanti sia in edicola che in fumetteria, e l'altra è quella "Cento Anni di Fumetto Italiano", ancora in corso, che ad ogni uscita affianca al personaggio principale a cui è dedicato il volume altre storie meno conosciute di eroi di carta le cui gesta si accomunano al tema principale.
Stiamo quindi assistendo ad un'opera di recupero della memoria storica del Fumetto che, a ben riflettere, solo gli editori dai grandi numeri che si affidano alle edicole possono permettersi di sostenere, e pian piano iniziano a farlo.
A questo punto voglio personalmente ben sperare in un prossimo recupero di altri miti delle nuvole parlanti scomparsi da troppo tempo dagli scaffali che meriterebbero di essere portati all'attenzione di un pubblico che, a quanto pare, gli esperti di marketing degli editori iniziano a rivalutare come veri appassionati.
Staremo a vedere, intanto dal 22 marzo vedremo, per soli 2,99 euro, come hanno deciso di curare questo piccolo miracolo gottfredsoniano.

martedì 9 marzo 2010

Una Porta da aprire


Ci sono autori che sanno parlare di cose pesanti con un tocco leggero. Walter Chendi è uno di questi, e lo dimostra con il suo "La porta di Sion" (Edizioni BD, Cartonato, 112 pp. B/N + Colore, 12 euro), una storia ambientata a Trieste nel 1938 in pieno periodo di leggi razziali. Come altre volte Chendi narra la sua terra (è nato proprio a Trieste nel 1950) ma in questo caso la sua città è quasi un pretesto, un palcoscenico naturale e spontaneo dove ambientare i fatti.
Nel volume viene raccontata la storia di un giovane ebreo italiano, Jacob Ferrara, che si trova a dover affrontare suo malgrado un duplice viaggio: quello più visibile, il tragitto che lo porterà lontano dal suo Paese che lo allontana perché ebreo, e quello più forte, il trasformarsi da adolescente in uomo. Una storia di formazione che racconta le leggi razziali del ventennio attraverso i loro effetti, ambientata come si diceva in quella Trieste che, già sede di una delle maggiori comunità ebraiche italiane si ritrova ad essere la porta di confine attraverso la quale gli ebrei (italiani ma non solo) si allontanavano da una Patria che non li riconosceva più come suoi cittadini e si imbarcavano per lo stato di Israele, attraversando appunto quella Porta di Sion richiamata nel titolo.
La storia ci accompagna attraverso poche giornate del 1938 che si riveleranno cruciali per il giovane Jacob. Giovane Balilla, come tanti suoi amici, ma ebreo, il ragazzo si ritrova inquadrato sotto il palco dove Mussolini tiene, proprio a Trieste, il discorso che esalta le leggi razziali. In quel momento Jacob si accorge di essere diverso, nonostante la divisa, e le sue giornate trascorreranno attraverso episodi che lo convinceranno sempre più di questo. Nello stesso tempo il giovane si ritrova a vivere le sue prime pulsioni amorose, ed a conoscere quella che si rivelerà poi essere la seconda porta attraverso la quale transiterà la sua crescita.Il viaggio che Jacob si troverà ad affrontare al termine del volume lo condurrà quindi verso un destino che noi lettori comunque conosciamo già fin dall'inizio.
Nonostante il soggetto non sia propriamente facile, Chendi lo affronta con levita' e tranquillità, riuscendo a trasmettere appieno il senso drammatico di quei giorni andati (ma sono andati davvero?) e allo stesso tempo l'allegria e la gioia della crescita sentimentale di un adolescente, nonostante i tempi in cui si trova a vivere.
L'autore disegna le sue tavole ispirandosi nel tratto a quella linea chiara, morbida ed essenziale pur piena di particolari, che ricorda molto Giardino e che daltronde lo stesso Chendi ci dice essere un suo maestro. Un tratto che gli è utile per sottolineare la dolcezza con la quale racconta le sue storie, colorato solo nelle prime tavole e decorato con un buon bianco e nero nel proseguio della storia, come a voler richiamare quell'effetto temporale di immersione nel passato caro al mondo del cinema.
In sostanza ho trovato questo "La Porta di Sion" un ottimo volume. Non è di certo un capolavoro, ma è una bella storia che si fa leggere e fa riflettere. Voglio anche sottolineare il rapporto qualità/prezzo: bella carta, ottima legatura, copertina cartonata di notevole spessore e fattura, il tutto ad un costo con il quale quasi non si comprano altri fumetti meno belli e soprattutto meno curati. Un plauso anche alle Edizioni BD, quindi. Soldi ben spesi, e di questi tempi non è poco.

giovedì 4 marzo 2010

L'Arte di Carnevale


E' uscito, per i tipi della Edizioni BD, un nuovo volume della serie "Icon" dedicato a Massimo Carnevale (176 pp. colore, brossurato, 20 €), uno dei più grandi artisti del fumetto e soprattutto dell'illustrazione al mondo.
A partire dalla copertine dei settimanali LancioStory e Skorpio, per proseguire con le cover di John Doe, fino ai lavori per Northlander, il tratto inconfondibile di Carnevale si è fatto strada, emergendo ben al di sopra degli altri.
Dopo gli inizi, alla fine degli anni 80 con esperienze su riviste come Cioè, Dolly e Issimo, Carnevale approda all'Eura Editoriale, e da li inizia a sfornare una infinita serie di meravigliose copertine per le pubblicazioni della casa editrice, dove ha curato anche la caratterizzazione di uno dei suoi maggiori successi, John Doe. Nel 2004 approda negli Stati Uniti alla DC Comics, per la quale illustra le cover di "Y the last man" e "Northlanders". Ultimamente ha disegnato le tavole di uno dei più riusciti (e discussi) Dylan Dog, quel "Mater Morbi" scritto da Roberto Recchioni.
Nel volume, uscito in occasione di Lucca Comics 2009, si ripercorre la storia e la crescita di Carnevale grazie alla riproduzione delle sue illustrazioni per le varie copertine prodotte, e si nota come il suo tratto e il modo di dare vita ai disegni con i colori si affini e cresca con il passare del tempo, ed il maturare dell'artista.
Una maturazione che lo ha portato oggi ad essere considerato uno dei massimi illustratori in circolazione, come anche Brian Vaughan afferma in quarta di copertina: "Massimo Carnevale non è solo il miglior illustratore di fumetti sulla piazza, la è anche uno dei migliori illustratori contemporanei in assoluto. Nessun altro ha la sua capacità di raccontare un'intera storia con una singola immagine."
Il volume è completato anche dalla pubblicazione di alcune tavole di fumetti da lui disegnati, oltre che da vari schizzi dai quali si può capire perfettamente come Carnevale sia capace di usare matite e colori per creare non semplici illustrazioni, ma veri e propri capolavori.
Il nome di Massimo Carnevale si va dunque ad affiancare a quelli degli altri artisti pubblicati nella serie Icon, ossia personaggi quali Jim Lee e Brian Bolland.
E scusate se è poco...